Dall’Ue arrivano nuove tasse per 35 miliardi di euro. Dalle prime indiscrezioni colpiranno multinazionali e industrie inquinanti. Le premesse per sollevare polemiche, soprattutto in Italia, ci sono tutte: un piano che viene da lontano e a cui ha lavorato l’ex premier Mario Monti, una cessione di sovranità fiscale da parte degli Stati a favore dell’Unione europea, settori industriali, come quello dell’acciaio, che lamentano da anni di essere in crisi e che verrebbero colpiti. D’altra parte, però, c’è chi vi vede la possibilità di una grande opera di redistribuzione a danno dei grandi capitali nel nome della giustizia e dell’equità fiscale, della concorrenza leale e della lotta per l’ambiente.
C’è tutto questo dietro le nuova tasse che la Commissione europea ha proposto di istituire per finanziare una parte cospicua del prossimo bilancio europeo Nel complesso, secondo quanto si legge nella comunicazione di Bruxelles sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, queste nuove tasse potrebbero portare a introiti fino a 35 miliardi l’anno. Che moltiplicati per i 7 anni del periodo finanziario, garantirebbero circa 245 miliardi, coprendo il 13% dell’intero bilancio. Una tassa sullo scambio di emissioni (Ets) potrebbe raccogliere circa 10 miliardi all’anno. Il meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera potrebbe generare tra i 5 e i 14 miliardi. Una tassa sulle grandi imprese potrebbe raccogliere circa 10 miliardi. La digital tax potrebbe generare entrate per 1,3 miliardi.
Al di là degli aspetti specifici, a livello generale la principale novità di queste nuove imposte è che verrebbero raccolte direttamente dall’Ue senza passare all’incasso Paese per Paese, ma anche senza gravare direttamente sui contributi nazionali. Detta così, sembrerebbe una panacea. Ma chiaramente, l’operazione ha dei costi. E a pagarli potrebbero essere anche Stati membri come Olanda, Irlanda e Lussemburgo, ossia quelli che secondo alcuni rappresentano i paradisi fiscali all’interno dell’Ue.
Ecco perché il piano sulle “risorse proprie”, così vengono chiamate a Bruxelles le nuove potenziali tasse, è da tempo bloccato al tavolo negoziale dei Paesi Ue: una prima proposta era stata avanzata nel gennaio 2017 dal team di esperti guidato dall’ex premier Monti. Nel 2018, l’allora presidente dalla Commissione, Jean-Claude Juncker, aveva inserito parte di questa proposta nella prima bozza di bilancio. E adesso, dopo discussioni infinite tra i ministri delle Finanze e i leader Ue, la nuova presidente Ursula von der Leyen l’ha rispolverata. Vediamo i dettagli.