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MARCO ZURZOLO, voce-sax di Napoli e anima jazz

Il sassofonista napoletano si racconta e annuncia i suoi nuovi cd

Marco Zurzolo incarna l’anima di una cultura musicale in una Napoli velata che reclama la rinascita artistica. Lui, melanconico ed estroverso, intellettuale, portabandiera di un bisogno anche sociale, “parla” con il suo sax da quando aveva appena 15 anni, figlio di una Bagnoli operaia che negli anni Settanta ha sfornato grandi talenti. Il maestro, sassofonista e compositore, ha inciso il suo primo disco nel 1995, Lido Aurora, che ha dato il “là” ad una carriera costellata da concerti e collaborazioni di rilievo internazionale. Zurzolo ha respirato l’aria della contaminazione e del fermento “kitsch” vivendo nella vicina Italsider, dove il papà ha saputo coniugare, a denti stretti, il sacrificio del lavoro con la capacità di far spiccare i sogni dei suoi figli. Oggi, il Maestro, erede di una periferia ancora troppo ai margini, ha delineato la sua “ZTL”, Zurzolo teatro live, uno dei pochi recinti della città libera dove si coltiva ancora la cultura artistica.       

Maestro, come nasce la passione per il sassofono?

“Ho avuto la fortuna di nascere a Bagnoli in un periodo storico di grande fermento culturale. L’influenza di grandi artisti come i fratelli Bennato, per esempio, ha inciso molto sulla mia vocazione musicale. Ho iniziato a suonare il sax soprano, poi dopo l’incontro con il Maestro Franco Coppola ho scoperto la magia del sax alto”. 

Lei è il secondo di quattro figli, suo padre era un operaio dell’Italsider…

“Sì lui era un operaio di una delle industrie più importanti del Sud di quegli anni. Ha fatto grandi sacrifici per noi, riuscendo a conciliare il suo lavoro con le nostre esigenze. Ha saputo intercettare i nostri sogni e li ha sostenuti. Ricordo ancora il primo giorno in cui ho varcato la soglia del Conservatorio di  “San Pietro a Majella” di Napoli. È stato il momento topico di tutti gli sforzi di mio padre”.

Quali sono i suoi progetti dopo “Chiamate Napoli…081″  pubblicato nel 2015?

“Ho realizzato tre dischi che sono in fase esecutiva. Il primo si intitola “Intimate Concert“. Un duo formato da sassofono e basso elettrico, dove rivisito i brani più celebri degli artisti italiani come Gino Paoli, Eduardo De Crescenzo, Edoardo Bennato. Il secondo cd porta il titolo”Il Trio di Napoli“, un percorso musicale dei pezzi più caratteristici della tradizione partenopea suonati con sax, basso e batteria in chiave jazz. Con il terzo lavoro ho rielaborato la produzione di Puccini grazie ad un magistrale arrangiamento di Gigi De Rienzo”.

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Com’è avvenuto l’incontro con Giancarlo Giannini?

“A dire il vero sono stato io a cercarlo. L’ho sempre amato come attore. Conosco tutti i suoi film. Un giorno andai ad assistere ad una sua lezione per giovani attori. Al termine gli diedi un mio disco. Con mio grande stupore lo ascoltò subito e alla fine mi disse: io e te lavoreremo insieme”. 

….e così avete ideato “Parole note”, un recital dove la letteratura incontra la musica.

“È proprio così. Giancarlo è un Maestro della narrazione,  esperto nell’analisi della parola. Lo spettacolo è un viaggio nell’universo femminile, così, dal Duecento di Cecco Angiolieri, cantore della lirica “S’i fossi foco“, lo spettatore compie un percorso fino alla sensualità sudamericana di Neruda, passando per il linguaggio d’amore di Salinas e i e i tormenti dell’anima di Giacomo Leopardi che inneggia alla sua Silvia. Ad accompagnarmi sul palco, musicisti dello spessore di Carlo Fimiani (chitarra), Aldo Perris (contrabbasso) e Agostino Mennella (batteria).

A Napoli sono sufficienti i luoghi di aggregazione per sperimentare e fare cultura?

“Questa città purtroppo offre poco o nulla da questo punto di vista. Le periferie sono lasciate alla deriva sul piano degli stimoli culturali e artistici. Il centro è troppo preso da una certa forma di narcisismo e di miopia. Io cerco di dare il mio contributo, ogni giorno, nel laboratorio ZTL, uno “spazio” aperto a tutti coloro che hanno voglia di trovare un luogo in cui condividere interessi artistici e nuove conoscenze. In questo “spazio” la musica, il teatro e l’arte sono presenti ben al di là di un semplice luogo di ritrovo”.

Maestro, se dovesse definirsi con un accordo, quale sarebbe?

“Ah, senza dubbio sono un “do minore”. Il mio carattere, la mia anima, de profundis, è melanconica anche se nelle relazioni sociali l’aspetto che mi caratterizza è senza dubbio l’estroversione”. 

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