Fabrizio Bongiovanni, piccolo commerciante di abiti: “Così ho ricevuto 10 milioni 480 mila euro dalla regione Lombardia”
Tangenti, appalti truccati, commesse di milioni di euro concesse con un click, anziani mandati e lasciati morire nei “residence” del Trivulzio, migliaia di “morti covid” in nome della filosofia assassina fondata sul lavoro ad ogni costo: questa è la Lombardia nell’emergenza (e non solo). Le maglie della magistratura si stanno stringendo e dalle prime intercettazioni telefoniche tra il Pirellone e imprenditori si profila la mano della Prima Repubblica. Fabrizio Bongiovanni è un 44enne imprenditore di Càstano Primo. È titolare di un negozietto di abbigliamento nelle campagne di Turbigo, un comune milanese della città metropolitana di Milano, lungo il Naviglio Grande. E menomale che lì è grande a prova di assembramenti.
La società del Bongiovanni si chiama “Eclettica”, un nome, una garanzia. Al 6 aprile aveva un capitale di 1.000 euro 1.000. Quattro stracci cinesi appesi alle vetrine. Nulla di più. In apparenza. Cosa fa la regione Lombardia, attraverso la centrale unica di committenza, organismo che si occupa degli appalti? Gli affida una commessa di 10 milioni 480 mila euro per la fornitura di mascherine cinesi, tute e dispositivi di protezione individuale richiesti da “Aria Spa”, società interamente pubblica, longa manus degli acquisti della Regione Lombardia. Il “bòn” Buongiovanni ora inizia a svuotare il sacco, era già intercettato per altre attività fraudolente. Non vuole essere il solo a “pagare” a caro prezzo la truffa posta in essere. C’è sempre una rete dietro affari di tale portata.
Lui è agli arresti domiciliari dal 28 aprile in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Procura di Como, scaturita da un accertamento del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Como. Attraverso il suo legale inizia a spiegare il meccanismo dell’affidamento “diretto” della commessa da parte della regione. “Sono stato contattato da un intermediario (il nome è secretato agli atti della Procura), mi ha chiesto la disponibilità ad entrare in una commessa molto interessante. Non lo conoscevo prima. Gli ho detto che avevo canali “aperti” con fornitori cinesi, non avevo difficoltà ad entrare nel business”. Il Bongiovanni i “canali” ce li aveva eccome. Era già finito in un’inchiesta su un grosso giro di capi contraffatti e griffati provenienti dalla Cina. Acquistava già a dicembre i dispositivi di protezione individuale. E’ questa è una pista per gli inquirenti. Quindi chi lo ha “agganciato” sapeva bene di cosa si occupasse l’imprenditore lombardo. Ieri il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Como ha scovato su un suo conto corrente ben oltre 3 milioni di euro che gli sono stati sequestrati. Al Bongiovanni non bastava evidentemente “lavorare” comodo con i soldi della regione. Va oltre. Delle 72mila mascherine arrivate dalla Cina e destinate ai medici, ne aveva sottratte 12mila da vendere separatamente.
Come è riuscito Fabrizio Bongiovanni ad entrare nel sistema?
La procedura è stata facile-facile. Nei casi ordinari, un imprenditore deve possedere una serie di requisiti penali e fiscali per partecipare ad appalti pubblici prima di formalizzare i contratti con la regione Lombardia. In sostanza il fornitore deve possedere già “convenzioni attive” con l’Ente. Ma è ovvio che non si tratta del caso di Bongiovanni. Ma siamo in emergenza da covid 19 e allora tutto fa brodo. Nell’ambito delle procedure d’urgenza per affidare la commessa è basta un’autocertificazione ex articolo 80 del codice contratti. Bene, questo è consentito dalla norma ma i controlli sui requisiti minimi del fornitore vanno comunque effettuati. Si possono “affidare” con un’email 10 milioni 480 mila euro ad una società che ha precedenti penali e appena 1.000 euro di capitale?
Così la Regione Lombardia ha pagato Bongiovanni
La Regione Lombardia apre una lettera di credito con la società “Eclettica srl” di Fabrizio Bongiovanni. Poi via pec manda la proposta di acquisto per 6 milioni e mezzo di dispositivi. Nel testo c’era una postilla, spiega il legale: “Il pagamento è vincolato al controllo della protezione civile”. A quel punto l’imprenditore milanese ha accettato. Ma poche ore dopo il colpo di teatro: la lettera di credito viene ritirata e la Regione, attraverso “Aria” anticipa a Bongiovanni 10 milioni e mezzo di euro. Senza garanzie, solo con un’autocertificazione. Dagli atti risulta che Bongiovanni non ha mai firmato alcun contratto. Solo email e telefonate. Questo è il primo caso di una lunga serie a cui assisteremo con assoluto disincanto. Questo è il modello “Lombardia”. Poi ce ne sono altri,ovviamente. E’ così che l’Italia si mangia da sola.