La Cappella Palatina, all’interno del Maschio Angioino, ospita Almanacco Napoli, una rassegna di opere su carta realizzate da Pizzi Cannella
Inaugurata ieri, venerdì 13 dicembre, “Almanacco Napoli”, una rassegna di opere su carta realizzate da Pizzi Cannella, artista e pittore italiano. La mostra, composta da circa 150 opere realizzate dagli anni 80 ad oggi su formati e con tecniche differenti, occupa l’intero spazio della Cappella Palatina all’interno del Maschio Angioino, storico castello medievale e rinascimentale, nonché uno dei simboli della città di Napoli. La mostra, a cura di Claudia Gioia, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, prodotta da Black Tarantella e dall’Archivio Pizzi Cannella. “L’artista – spiega Claudia Gioia – ha voluto immaginare una mostra circolare: si parte dalla parete, lo sguado, poi, cade sul pavimento, sale sui tavoli e infine di nuovo sulle pareti: in questa circolarità si alternano elementi caotici ed elementi regolari, lineari, quasi essenziali: il tutto si stringe come in un abbraccio.” Il risultato è un accordo emotivo con lo spazio e con le opere: i lavori di Pizzi Cannella sono infatti lavori melanconici, viscerali; i colori passano dal chiaro allo scuro, alcuni si perdono in sfumature che si intrecciano, altri invece tagliano ed interrompono il moto vorticoso della mostra. Pizzi Cannella evoca profondità, e lo fa in uno spazio che accompagna perfettamente questa modalità di lavoro. C’è un confronto costante con la storia, con le persone che l’hanno vissuta: l’arte diventa così un unico grande racconto, senza spazio e senza tempo.“Di questa città ho sempre amato la musica che conosco – perchè mia madre me la cantava – e gli amici mai incontrati, di cui mio padre mi parlava. Non penso a nient’altro che al mare che amo, come un prigioniero ama la sua condanna.” così, l’artista romano, scrive in una lettera alla sua amata Napoli.
La personale di Pizzi Cannella, visitabile fino al 28 febbraio del 2020, propone allo spettatore un viaggio inedito in quel “museo immaginario” composto da Salon de musique, Grand Hotel, Lucertole, Cattedrali, Bagni turchi, Marine, Vedute, Bella cuore mio o Sospeso per amore che da sempre l’artista romano riporta, in modo sempre diverso, nelle sue opere. “Scegli la carta, la tecnica, l’acqua e poi inizi come nelle mosse di apertura degli scacchi fino a che intervengono le varianti e lì diventa affascinante perché con l’opera su carta puoi creare quello scompiglio che per problemi tecnici e di definizione è più difficile realizzare con la pittura. Stare di fronte al quadro è come stare alla presenza di un dio severo. Le carte, che siano disegno o acquarello, ti lasciano invece la possibilità di fare qualunque cosa e sei più libero.” racconta l’artista. Classe 1955, Piero Pizzi Cannella comincia a dipingere da piccolo. Dal 1975 frequenta il corso di pittura di Alberto Ziveri presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e contemporaneamente si iscrive al corso di Filosofia all’Università La Sapienza. Ha la sua prima personale nel 1978, alla Galleria La Stanza di Roma. Nel 1982 stabilisce il suo studio nell’ex pastificio Cerere, nel quartiere di San Lorenzo, dando vita, insieme a Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio e Marco Tirelli, alla Scuola di San Lorenzo.
PhotoCredit: Serena Schettino