Uno, nessuno e chissà quanti altri ancora…
Sorge spontaneo fare il verso al titolo della Commedia di Luigi Pirandello di fronte alla mania ossessiva verso il camaleontismo di Matteo Salvini, vicepremier, Ministro dell’Interno e nonché leader della Lega. Un’ansia di entrare nei panni degli altri – questa di Salvini – che sfiora il patologico, che lambisce il caso clinico, che rasenta la negazione di se stesso. Roba da discepoli di Sigmund Freud, insomma… Dalle felpe, alle divise agli indumenti di lavoro, è un crescendo. Vero che siamo in pieno Carnevale, ma il troppo è troppo. Venerdì in visita a un cantiere Tav il brachettiano Ministro ha superato se stesso, ha fatto una scorpacciata di capi-simbolo di abbigliamento. Lo ha fatto indossando contemporaneamente un casco e un gilet da operaio cantierista sopra un giubbotto antivento della Polizia dello Stato. Un crescendo. Verrebbe ora da chiedersi a quale categoria di lavoratori chiederà le mutande. Dalle felpe, ai giubbotti dei Corpi dello Stato (Polizia, Esercito, Vigili del Fuoco, Protezione Civile ecc. ecc.), ai gilet degli operai fino al rosario e al Vangelo, indispensabili strumenti salva-anime di preti e di bigotti. Il Leghista – insomma – per esercitare il proprio mestiere ha bisogno di simboli. Comportamento tipico da imbonitore bisognoso di “apparire” prima che di “essere” di fronte ai beoti che lo ascoltano o che ne seguono le mosse. E viene da chiedersi: se un giorno dovesse recarsi in visita dal Papa si travestirà da cardinale? Spettacoli di immensa tristezza quelli fondati sul camaleontismo all’ingrosso, spettacoli che indicano come siano scivolati in basso alcuni interpreti della politica degli albori di questo Terzo Millennio. Costoro – deficitari in materia di Pensiero – puntano sull’apparenza servendosi della popolare simbologia a basso costo. È – in fondo – un altro modo per speculare sull’ignoranza e sulla dabbenaggine degli intellettualmente deboli. Il tutto mentre i Cinquestelle stanno a guardare impotenti di fronte all’invadenza, alla rozzezza e alla teatralità del Socio di Governo. E viene da chiedersi dove sia finita la graffiante satira di Beppe Grillo, dove siano finite le urla e le invettive moraleggianti e fustiganti del Comico fondatore del M5s, da tempo scomparso dai radar…