Due navi italiane impegnate in operazioni di salvataggio nel Mediterraneo
Le navi italiane nel Mediterraneo con migranti a bordo adesso sono due. Alla Cigala Fulgosi della Marina Militare, che ieri mattina ha soccorso 36 persone, si aggiunge la Mare Jonio, il rimorchiatore della piattaforma civile Mediterranea che ha appena imbarcato 29 persone, tra cui una bambina di un anno. “Il soccorso – spiega Luca Casarini, di Mediterranea – è avvenuto a una quarantina di miglia dalle coste libiche. La Mare Jonio stava completando la giornata di pattugliamento ed era sulla rotta di rientro, quando ha intercettato a vista un gommone in avaria, con acqua all’interno. Sopra c’erano 25 uomini, 3 donne di cui una incinta e una bambina piccola con la mamma. Li abbiamo presi a bordo e abbiamo subito avvertito il Centro coordinamento soccorsi di Roma per avere un porto sicuro dove sbarcare. Siamo in attesa di risposta”.
Due navi, una militare l’altra civile. Sessantacinque migranti da sbarcare. Si profila dunque l’ennesimo braccio di ferro con il Viminale e il suo titolare, Matteo Salvini, che già questa mattina aveva rilanciato su twitter il suo mantra #portichiusi, mettendo in difficoltà la ministra della Difesa Elisabetta Trenta. E ora, alla notizia del salvataggio effettuato dalla Mare Jonio, rilancia: “Un conto è una nave della Marina Militare, che attraverso il suo ministro di riferimento si assumerà le proprie responsabilità, un altro una nave di privati o dei centri sociali come la Mare Jonio. Per loro, i porti restano chiusi”. In mattinata ieri si è sfiorato lo scontro istituzionale tra Viminale e Difesa, quando il ministro dell’Interno, dal palco di un comizio nelle Marche dove si trova, aveva detto: “C’è una nave della Marina militare che in acque libiche ha raccolto 40 immigrati, io porti non ne do. Perché in acque libiche? Peraltro pattugliate dalla guardia costiera libica che ieri in pieno ramadan ha soccorso salvato e portato indietro più di 200 immigrati. O si lavora tutti nella stessa direzione o non può esserci un ministro dell’interno che chiude i poti e qualcun altro che raccoglie i migranti.
È vero che bisogna chiarire alcune vicende all’interno del governo”. In realtà non sembra che la nave italiana sia intervenuta in acque libiche, ma a 43 miglia dalla costa, quindi in acque internazionali. Tant’è che la Marina italiana aveva replicato con una nota: “Il barcone soccorso imbarcava acqua e quindi era in procinto di affondare, con le persone a bordo prive di salvagenti che erano in imminente pericolo di vita. Il soccorso è stato effettuato da nave Cigala Fulgosi che in aderenza alle stringenti normative nazionali ed internazionali ha recuperato 36 persone di cui 2 donne e 8 bambini. Nave Cigala Fulgosi, unità della Marina militare italiana, fa parte dell’operazione ‘Mare Sicuro’ e sta conducendo “attività di presenza, sorveglianza e deterrenza, anche in ragione all’attuale situazione di sicurezza presente in Libia. Tale unità – ricordava la Marina – è posta in particolare a protezione distante di nave ‘Capri’, anch’essa facente parte dell’operazione ‘Mare Sicuro’, che si trova ormeggiata in porto a Tripoli per fornire assistenza tecnico-logistica ai mezzi della Marina militare e della Guardia Costiera libica. L’unità è anche a salvaguardia del personale italiano presente a Tripoli nonché delle piattaforme estrattive dell’Eni presenti al largo delle coste libiche”.