Si va completando la proposta di un referendum di metà mandato avanzata dal presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador.
L’idea è quella di introdurre in Costituzione la possibilità di procedere a nuove elezioni nel caso in cui l’annunciata consultazione popolare che si dovrebbe celebrare nel 2021, portasse a una “sfiducia” del capo dello stato. “Da Costituzione, se un presidente rinuncia entro due anni dalla fine del mandato (di sei anni, ndr), si celebrano elezioni. Ma si può fare una modifica costituzionale per fare elezioni” anche prima un anno prima, ha detto il presidente nel corso della sua tradizionale conferenza stampa quotidiana. Il presidente è tornato a rivendicare la necessità di dare vita a questo progetto invitando a “on aver paura della democrazia” e prospettando una revoca di metà mandato anche per i governatori dei 32 stati di cui si compone il paese.
La legge sulla revoca di mandato, unita a una riforma del meccanismo delle consultazioni popolari, è stata approvata in prima lettura dalla Camera dei deputati. Trattandosi di una riforma costituzionale servono i due terzi dei voti favorevoli in entrambi i rami del parlamento. Il partito del presidente (Morena, Movimento di rigenerazione nazionale) dispone della maggioranza relativa dei seggi in entrambi i rami del parlamento, ma il progetto è sempre più nel mirino delle critiche delle opposizioni. Queste criticano il profilo costituzionale di una consultazione popolare e accusano il presidente di alterare la dialettica elettorale “imponendo” il peso di questo voto sugli altri appuntamenti alle urne. In questo senso era stata bocciata la proposta originaria secondo cui il voto si sarebbe dovuto tenere in coincidenza con le elezioni parlamentare di medio termine. E non migliore accoglienza è stata riservata alla possibilità di convocare il referendum a marzo del 2021.