I decessi in città sono 1.800. Mariastella Gelmini: “Va raccolto l’allarme della Camera di commercio di Brescia che stima per il 2020-2021 una perdita di 80 miliardi di euro”.
Loro sono fatti così, nessuno può farci nulla, ligi al dovere, siamo in Italia, a Brescia: “Ogni bara trasportata fuori Comune costa esattamente 141,67 euro, non un centesimo in più. Diritto fisso per rilascio autorizzazione trasporto di cadavere. Punto. Questo è il regolamento, avanti il prossimo”. L’omino incolpevole, addetto alla riscossione dei servizi funebri nel comune lombardo, dirà pressappoco così.
Oggi, 5 aprile, il solo comune di Brescia conta ben 1.800 morti (fonte comune: https://www.dati.lombardia.it/Statistica/Comune-Brescia-Elenco-Decessi/avft-pty4). A fare due conti, nelle casse comunali le bare stanno fruttando finora oltre 255 mila euro. La città è terza in Italia per numero di contagiati dopo Milano e Bergamo: 9.180. Del resto Brescia e la Lombardia unita (che sta scricchiolando in queste ore, sette sindaci padani attaccano il triste Fontana) è città di business. Loro sanno pure l’inglese, ce ne sono di stranieri “su”. E sempre l’omino funebre sarà così cortese e rassicurante quando si presenterà allo sportello un “terùn perbene” che parla come Boris Johnson. “The warehouse isn’t far from here”, non si preoccupi signore “il magazzino (delle bare) non è molto lontano da qui”.
I bresciani in questi giorni così tragici sembrano essersi “napoletanizzati”. Perché? Alla data di ieri sono 46mila quelli fermati in strada in auto o a piedi in tutti i 205 comuni della provincia. Oltre tremila le persone controllate nelle ultime 24 ore con la guardia che resta alta. Dal 12 marzo risultano sanzionati 2.754 cittadini, uno ogni 20 fermati, con il reato di falsa dichiarazione contestato a 36 soggetti, mentre per altri reati sono finite nei guai altre 109 persone. Sugli esercizi commerciali sono stati eseguiti 19.677 accertamenti e 13 attività sono state segnalate. E cosa vogliono ancora insegnare ai terùn veri?
La faccia sembra pulita è tutto il resto che non va. Poi nell’emergenza Covid-19 arriva pure “Mariastella”, che come se nulla fosse, continua a parlare di economia, dopo che gli slogan #lalombardia #nonsiferma dei triumviri Sala-Gori-Fontana hanno creato nella Padania una strage. Mariastella è la dottoressa Gelmini, “pure essa è bresciana”. Nata a Leno, a venti minuti da Brescia, forzista incallita, dichiara, così, all’ansa: “Va raccolto l’allarme della Camera di commercio di Brescia che stima per il 2020-2021 una perdita di 80 miliardi di euro.
Il governo ascolti il grido di dolore del mondo produttivo bresciano e affronti con tempestività il problema di come rilanciare le attività economiche, a partire da una solida sinergia tra mondo bancario e mondo imprenditoriale per evitare che la crisi di liquidità diventi crisi di solvibilità”. E, nel frattempo, le bare dei suoi concittadini morti soffocati dal Coronavirus continuano il loro atroce pellegrinaggio verso i forni di toscani e liguri. A Brescia i posti sono finiti.