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MOSTRA FOTOGRAFICA, LA PERSECUZIONE DEI MALATI PSICHICI NEL NAZIONALSOCIALISMO

A Milano la rassegna sulle condizioni dei malati psichici, organizzata dalla Società italiana di psichiatria e da “Onda”

Rivisitare la storia per scongiurare gli errori del passato, la vita dei malati psichici e i disabili durante il nazionalsocialismo in una mostra fotografica. “Onda“, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere e la Società italiana di psichiatria (Sip) hanno organizzato la mostra storica “Schedati, perseguitati e sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo” al Palazzo di Giustizia di Milano. La mostra è visitabile, gratuitamente, fino al 16 febbraio, dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 19 e il sabato dalle 8.30 alle 13. “Onda, nella sua nuova veste di Fondazione dedicata alla salute della donna e di genere – sostiene la presidente Francesca Merzagora – con questa esposizione palesa la sua sensibilità nella difesa del diritto alla salute e alla dignità delle persone al di là delle etnie, delle fedi religiose e delle diversità culturali. L’allestimento della mostra nella sede del Tribunale di Milano ha un profondo significato etico e morale, ovvero restituire giustizia a chi è stato perseguitato ingiustamente.

La tappa milanese della mostra, che ha ottenuto il patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Milano, Associazione Nazionale Magistrati, Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania, Goethe Institut Mailand e Ordine dei Giornalisti, nonché del ministero della Salute, del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati per l’evento inaugurale, è resa possibile grazie al generoso contributo di donatori privati e di Fondazione Laps Libera Accademia Progetti Sperimentali Onlus. L’iniziativa è stata promossa in tutte le scuole lombarde – fa sapere Merzagora- sono previste visite guidate gratuite durante il periodo di esposizione”. Claudio Mencacci, past president della Società italiana di psichiatria, aggiunge: “Purtroppo bastano appena quattro generazioni perché tutto venga dimenticato, perché le posizioni razziste e stigmatizzanti prese 80 anni fa siano considerate lontane e irripetibili. Viviamo in tempi di incertezza e paura, il sentimento prevalente è una pervasiva sensazione di allarme di fronte a minacce vaghe, difficili da afferrare e combattere, che minano soprattutto la coesione fra individui. Di fronte alla violenza che cresce, i legami sociali si indeboliscono, aumentano isolamento e rifiuto del dialogo, ma anche diffidenza e sospetti. Le diversità degli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi: a confermarlo il recente 52esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese – ricorda Mencacci – che evidenzia come gli italiani siano più diffidenti verso gli immigrati rispetto alla media europea con il 63% che vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari e il 45% anche da quelli comunitari, contro una media europea rispettivamente del 52% e del 29%, e con il 59,3% che è convinto che tra dieci anni in Italia non ci sarà un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse”.

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