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NAPOLI, NEL LATTE TRACCE DI ANTIBIOTICI: LA SCOPERTA DELLA FEDERICO II

Test “Salvagente” su 21 confezioni di latte fresco e uht di noti marchi alimentari

Una ricerca sulla qualità del latte ha svelato tracce di antinfiammatori, cortisonici e antibiotici. È quanto emerso da un test del “Salvagente” su 21 confezioni di latte, fresco e Uht, comprate in supermercati e discount italiani. Tra i marchi analizzati ci sono Parmalat, Granarolo, Coop, Conad, Lidl, Esselunga e Carrefour. I risultati sono pubblicati sul numero in edicola da domani del mensile. I farmaci sono risultati presenti in più della metà delle confezioni, secondo i test condotti con un nuovo metodo di analisi realizzato dalle Università Federico II di Napoli e da quella spagnola di Valencia, in grado di scoprire sostanze che ai test ufficiali passano inosservate. Le più frequenti sono risultate il dexamethasone (un cortisonico), il neloxicam (antinfiammatorio) e l’amoxicillina (un antibiotico), in concentrazioni tra 0,022 mcg/kg e 1,80 mcg/kg. I farmaci che lasciano tracce, sono utilizzati per curare le mastiti nelle vacche da latte, ha spiegato Enrico Moriconi, veterinario e Garante degli animali della Regione Piemonte. “La ragione dell’uso di antibiotici come l’amoxicillina è la frequenza con cui contraggono le infezioni alle mammelle come la mastite. Tra l’altro, il fatto che siano stati trovati dei residui nel latte ne è la dimostrazione: se fossero stati utilizzati farmaci per curare altri tipi di infezioni – prosegue – questi sarebbero stati smaltiti da reni e fegato”.

Per la stessa ragione, secondo Moriconi, sono stati impiegati gli altri due farmaci: “In genere, si somministra un antibiotico mentre il cortisone e l’antinfiammatorio sono coadiuvanti”. Il test del Salvagente ha confermato i risultati ottenuti dalla ricerca su 56 latti italiani, pubblicata sul ‘Journal of Dairy Science’ e condotta da un team dell’Università Federico II di Napoli e da quella di Valencia. “Abbiamo trovato sostanze farmacologicamente attive nel 49% dei campioni, a concentrazioni tra 0,007 e 4,53 mcg/kg – racconta Alberto Ritieni, professore di Chimica degli alimenti alla facoltà di Farmacia della Federico II e tra gli autori delle analisi – Nelle nostre conclusioni sottolineiamo che, dato che il latte è raccomandato nella loro nutrizione, i neonati e i bambini sono particolarmente esposti a queste sostanze e potrebbero risultare più vulnerabili. La loro capacità di metabolizzare questi agenti tossici non è ancora ben sviluppata. Per questo un monitoraggio costante degli allevamenti sarebbe necessario per assicurare la salute dei piccoli consumatori”. Fra le conseguenze dell’uso di antibiotici e di altri farmaci che poi finiscono nel latte, secondo gli esperti interpellati dal Salvagente, la possibilità che si renda più facile la creazione di batteri antibiotico-resistenti. “L’assunzione costante di piccole dosi di antibiotico con gli alimenti – afferma Ruggiero Francavilla, pediatra, gastroenterologo Università degli Studi di Bari – determina una pressione selettiva sulla normale flora batterica intestinale, a vantaggio dei batteri resistenti agli antibiotici che diventano più rappresentati. Questa informazione genetica viene trasferita ad altri batteri anche patogeni”.

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