La musica sacra – e la musica in genere – “crea ponti, avvicina le persone, anche le più lontane; non conosce barriere di nazionalità, di etnia, di colore della pelle, ma coinvolge tutti in un linguaggio superiore, e riesce sempre a mettere in sintonia persone e gruppi di provenienze anche molto differenti”. Così Papa Francesco ricevendo in Udienza le Scholae Cantorum dell’Associazione Italiana Santa Cecilia. La musica sacra, ha sottolineato il Pontefice, “riduce le distanze anche con quei fratelli che a volte sentiamo non vicini. Per questo in ogni parrocchia il gruppo di canto è un gruppo dove si respira disponibilita’ e aiuto reciproco”.
“Cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio. È un privilegio – ha rimarcato Papa Francesco -, un dono di Dio esprimere l’arte musicale e aiutare la partecipazione ai divini misteri. Una bella e buona musica è strumento privilegiato per l’avvicinamento al trascendente, e spesso aiuta a capire un messaggio anche chi è distratto. So che la vostra preparazione comporta sacrifici legati alla disponibilità del tempo da dedicare alle prove, al coinvolgimento delle persone, alle esecuzioni nei giorni di festa, quando forse gli amici vi invitano ad andare ‘a spasso’, tante volte… Ma la vostra dedizione alla liturgia e alla sua musica rappresenta una via di evangelizzazione a tutti i livelli, dai bambini agli adulti. La Liturgia infatti è la prima ‘maestra’ di catechismo. Non dimenticatevi questo – ha ripetuto -: la Liturgia è la prima ‘maestra’ di catechismo”. Francesco ha poi incoraggiato l’Associazione a essere costante nell’impegno. “La Chiesa – ha detto – stima il servizio che prestate nelle comunità: voi le aiutate a sentire l’attrazione del bello, che disintossica dalla mediocrità, eleva verso l’alto, verso Dio, e unisce i cuori nella lode e nella tenerezza”. E “poiché chi canta prega due volte, confido che pregherete anche per me. Grazie!”, ha concluso.