«Perché ognuno di noi può fare di più»

Il 25 novembre, dovrebbe essere celebrato tutti i giorni per sensibilizzare le coscienze

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Oggi è stata una lunga giornata, interminabile più del solito. Ma ne è valsa la pena, come tutto ciò che ogni giorno cerca di fare chi fa il mio lavoro. Il 25 novembre, ce lo siamo detti sin dalle prime ore del mattino, dovrebbe essere celebrato tutti i giorni. Non basta un giorno per sensibilizzare le coscienze su un fenomeno che sta aumentando sempre più. Di giorno in giorno, di ora in ora, direi. E a dirlo sono i dati. Ogni tre giorni muore una donna per mano di un uomo. Allora verrebbe da chiedersi: perché? Perché accade che non si riesca ad accettare la fine di una relazione? Perché accade che un uomo sia geloso e da questa gelosia venga accecato, se la propria compagna indossa un abito particolare o un trucco che valorizza semplicemente la sua bellezza? Perché accade che un uomo vada in escandescenza se la sua fidanzata o sua moglie una sera esce con delle amiche? Gli esempi sarebbero tanti e, ahimè, anche il numero di vittime che sono state protagoniste di casi simili. Ma noi che possiamo fare? Questo è il vero interrogativo che dovremmo iniziare a porci. Per cercare, non dico di debellare il fenomeno (perché la bacchetta magica non l’abbiamo), ma almeno di ridurlo, anche in minima parte con i nostri dibattiti, gli incontri nelle scuole (quando si potrà tornare a farlo), il nostro non voltarci dall’altra parte.

In questi anni ho affrontato tante volte il tema della violenza sulle donne. Sia come giornalista che come scrittrice. In quest’ultimo caso, in particolare, insieme all’editore di Spazio Creativo Massimo Solimene, pubblicammo un bellissimo libro nel 2013. Si chiama “Fiore…come me”, nato in collaborazione con la Fondazione Polis della Regione Campania. Un libro dove abbiamo raccontato 10 storie di donne uccise in quanto tali. Donne che ancora oggi sono “vive” nella memoria di chi ne mantiene in vita il ricordo, a partire dai loro familiari. Donne di cui abbiamo parlato anche oggi. Dapprima con Radio Crc, con cui abbiamo iniziato questa giornata, poi con i detenuti del carcere di Carinola e infine, fino a poco fa, con la Fondazione Famiglia di Maria di San Giovanni a Teduccio. Ecco, tutto ciò io sono certa non sia stato vano. Perché se ne deve parlare, sempre e comunque. Perché ognuno di noi, nel suo piccolo, può far sì che quell’elenco di vittime non si allunghi ogni giorno di più.

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