La Guardia di Finanza ha sequestrato nella sede di Atlantia un nuovo documento digitale
Le inchieste collegate alla tragedia dello scorso 14 agosto registrano due passi avanti, come anticipato sabato 16 novembre: da un lato, la guardia di Finanza ha sequestrato nella sede di Atlantia un documento digitale che indica tra il 2014 e il 2016, un «rischio crollo» per il Morandi, mentre dal 2017 la dicitura diventa «rischio perdita stabilità»; dall’altro, nell’inchiesta bis sui falsi report, ci sono nuovi indagati per gli omessi controlli sul Letimbro, in A10 nel savonese. La notizia del ritrovamento del documento che parla di rischio crollo ha fatto perdere al titolo in Borsa il 2,2%, fissando il prezzo a 22 euro. La sicurezza sembra il fil rouge del viadotto. Sicurezza che potrebbe essere stata ignorata nonostante il «documento di programmazione del rischio», stilato dall’Ufficio rischio di Autostrade e passato dai vari consigli di amministrazione sia di Aspi che di Atlantia, indicasse un «rischio crollo». Ma perché proprio nel 2017 si cambia termine? Quello è anche l’anno in cui entrano nel board azionario soci cinesi e tedeschi: si voleva presentare un «prodotto» meno compromesso di quanto fosse realmente? Finora i dirigenti di Aspi hanno dichiarato ai magistrati che per il viadotto nessun report di Spea (società delegata al monitoraggio della rete autostradale) aveva messo in allarme per il pericolo di crollo.
Da parte loro magistrati e investigatori chiedono ai 73 indagati di omicidio e disastro colposo plurimi come mai da una parte il ponte veniva classificato con voto inferiore a 50 (oltre questo livello si applicano misure di limitazione al traffico o chiusure), quindi con rischio basso. Le intercettazioni agli atti dell’inchiesta evidenziano che i monitoraggi di Spea fossero edulcorati per evitare limitazioni e per risparmiare sugli interventi. C’è un altro dato che fa riflettere gli investigatori: dal 2014 in poi le polizze assicurative sul viadotto genovese erano aumentate notevolmente. A cercare di fare un pò di chiarezza potrebbero essere gli indagati che da domani inizieranno a sfilare in procura. Primo tra tutti l’ex amministratore delegato di Spea, Antonino Galatà, poi gli altri dell’inchiesta bis sui falsi report sui viadotti. Intanto Aspi sottolinea che «la società non è in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del Cda alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva».