La quadrilogia di Ramona Adler giunge al secondo capitolo con “Ramona Adler e il serpente piumato” e non lascia respiro al lettore rimasto in sospeso -come i personaggi- sull’orlo di un gate in una città (Messina) che restituisce -nella loro pienezza- i colori vividi e le emozioni vibranti che sempre scaturiscono dagli incontri tra Jan e lo Spirito Inverno.
Tutta la storia di questo secondo capitolo è giocata sul filo delle sliding doors, delle scelte fatte e rimpiante, delle porte volutamente e dolorosamente chiuse, dell’impegno -faticoso e stressante- di trovare risposte che appartengono al passato di Ramona senza distruggerne il presente nel mondo degli uomini. La parola chiave di questa narrazione, dunque, è viaggio: Messina, Napoli ma anche Milano, parentesi divertente solo in apparenza per Marisa e Ramona, che rivelerà a quest’ultima molto di sè, del suo disgusto per il mondo materico e della impossibilità di intervenire sul destino degli altri. Un treno che è metafora di uno spostamento perennemente a cavallo tra luoghi fisici e luoghi non-fisici, dove la dimensione onirica si confonde e sostituisce quella reale. Un viaggio interiore che dà la stura ad un processo – lento ma progressivo- di riavvicinamento all’essenza divina di Jan, la sacerdotessa. Pur restando Ramona, la donna dall’interiorità inferma, il personaggio disegnato dalla Curci principia ad accettare di essere anche -anzi soprattutto- Jan.
In questo denso fluire di avvenimenti, una nuova luce si proietta su diversi personaggi, che si stagliano dallo sfondo del primo romanzo per assumere più forma e per inserirsi in maniera più incisiva nello svolgimento della trama; tra questi, c’è il personaggio di Marisa Bonelli, ben più dell’aiutante che assiste l’eroina nell’affrontare e superare le prove. Angelo custode, grillo parlante, anche su di lei aleggia un’ombra paventata e temuta dalla stessa Ramona: Marisa è reale o è solo una sua proiezione? Può fidarsi di lei, di ciò che risulta tangibile o deve affidarsi solo ai suoi poteri di veggente?
Il percorso di Ramona, si intuisce facilmente, è irto di difficoltà ed è appena agli inizi. La Curci lascia ancora una volta il lettore con il fiato sospeso fino alla prossima stazione del viaggio di Ramona, ma lo lascia elargendogli un piccolo cadeau: la post fazione di Sigfrido E. F. Höbel, noto studioso di tradizioni iniziatiche e di dottrine esoteriche. Un altro piccolo viaggio nel viaggio di Ramona.