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“REAL ALBERGO DEI POVERI”, DOCCE E SERVIZI PER I CLOCHARD.

Il ”Real Albergo dei poveri“, diventa centro dedicato ai senza fissa dimora di Napoli. Da oggi nello storico edificio di Piazza Carlo III, sono a disposizione dei più deboli docce e servizi per l’igiene, grazie a un progetto finanziato con i fondi del Pon Metro. Entusiasta padre Alex Zanotelli che commenta: “Un sogno per il quale abbiamo lottato per anni perché sembrava impossibile realizzare una cosa del genere nell’Albergo dei poveri, anche se era stato pensato proprio per i più deboli di Napoli”. Lo spazio è dedicato all’accoglienza dei più bisognosi con docce e servizi igienici, fruibili gratuitamente da coloro che ne hanno necessità. La gestione degli spazi, nei quali si terranno anche iniziative di ascolto e percorsi di reinserimento sociale per i senza fissa dimora, è affidata alla cooperativa Gesco. “Per questa iniziativa – ha spiegato Laura Marmorale, assessore ai Diritti di cittadinanza e coesione sociale del Comune di Napoli – abbiamo attivato collaborazioni con la Croce rossa italiana, Emergency attraverso l’ambulatorio che hanno a Napoli e coinvolto il Comitato Piazza Carlo III, parte attiva del progetto”. “È un luogo dove possiamo intercettare le persone bisognose ed entrare in contatto con loro – ha concluso l’assessore comunale al Welfare, Roberta Gaeta – avviando un discorso di relazioni con persone che vivono un disagio estremo”.

Lo storico edificio napoletano sarà un centro per i poveri e senza fissa dimora.

Il Real Albergo dei Poveri o Palazzo Fuga o, nell’uso popolare, Reclusorio o Serraglio, è il maggiore palazzo monumentale di Napoli ed una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa. Nel 1749 Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli, nell’ambito del programma di rinnovamento edilizio del nuovo re Carlo III di Borbone, con l’incarico di progettare il gigantesco Albergo dei Poveri rivolto ad accogliere le masse di poveri del Regno. L’opera si inserisce in un contesto storico non lontano dalle finalità per le quali fu creato. Nella prima metà del XVIII secolo, infatti, Napoli fu caratterizzata dalla coraggiosa opera di rinnovamento del ministro Bernardo Tanucci, con i decreti sull’abolizione del feudalesimo e dei privilegi ecclesiastici, e dei primi vagiti dell’illuminismo napoletano, tra i quali si annoverano Antonio Genovesi e Ferdinando Galiani.

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