Un colpo al cerchio e uno alla botte. Il premier Giuseppe Conte regala lividi ai Cinquestelle sul Tav e vistose ecchimosi alla Lega sul Russiagate. Il tutto mentre il Governo è agitato dalle impotenze dei contraenti il Famoso Contratto.
Luigi Di Maio è paralizzato dalla paura di eventuali elezioni anticipate, Matteo Salvini è frenato dai timori degli eventuali sviluppi del Russiagate.
Tav e Russiagate, due temi che lasciano il segno nei Vicepremier dopo le parole di Conte.
Morale della favola, Salvini non potrà più mentire sul ruolo di Gianluca Savoini. Non potrà più descriverlo come una sorta di “imbucato”. Conte ha detto chiaro e tondo che il Capo del Carroccio ha mentito sul Faccendiere, leghista di vecchia data.
“La visita a Mosca del 17 e del 18 ottobre – dice Conte – è stata organizzata direttamente dal ministero dell’Interno, con la partecipazione all’assemblea di Confindustria Russia, a cui ha partecipato anche Savoini. Inoltre Savoini risulta presente in una missione ufficiale a Mosca del 15-16 luglio 2018 a seguito del vicepremier Salvini”.
Parole – queste – che non ammettono repliche.
E’ la bomba del giorno che però nel Paese di Pulcinella – siatene certi – non avrà alcuna ricaduta politica…
Intanto continua il film delle Tre Poltrone In Fuga occupate alternativamente dalla stessa persona a seconda della bisogna. E’ la trama di un film nel quale si confondono il Protagonista e i Personaggi che Questi interpreta di volta in volta in nome della Eterna Propaganda. Roba da Avatar…
Per il Capo del Carroccio è fuga continua.
E’ fuggito dal processo sul caso Diciotti, è fuggito dalla Commissione Antimafia sul caso Arata e continua a fuggire sul Russiagate.
Il Vicepremier, Ministro dell’Interno nonché Leader della Lega che mette la faccia su tutto – anche in campi di non sua competenza – scappa di fronte a storiacce che potrebbero macchiarne l’immagine.
Il Meschino nel pomeriggio di ieri è scappato dal Senato e in serata è scappato – ancora sul Russiagate – anche in diretta Fb. Ha parlato di Opere da realizzare con tono da piazzista. E’ stato uno squallido tentativo di distogliere l’attenzione dalle parole di Conte. Una ennesima provocazione che ha nascosto in realtà la Sua Inconfessabile quanto Misteriosa Grande Paura.
Accade quando si ignora il galateo istituzionale, accade quando perfino le cosiddette “buone donne” appaiono madonne di fronte alla spudoratezza e alla sfrontatezza del Guardiano della Sicurezza Nazionale.
Sul Russiagate il Signor Ministro – depositario della Verità Assoluta – ancora una volta liquida così: “Aria fritta!”.
Ipse dixit, punto! Non si ammettono repliche né obiezioni in diretta Fb,
La scelta è tra oscurare il Chiacchierone Provocatore del Viminale o bersi le sue sciocchezze e provocazioni.
Ma il gioco – dopo le parole pronunciate nell’Aula del Senato dal Premier Giuseppe Conte – non regge più. Matteo Salvini prima o poi dovrà spiegare perché in tutte le missioni ufficiali della Lega era presente Gianluca Savoini, il faccendiere della trattativa sui presunti fondi neri dalla Russia alla Lega. Il Ministro non potrà più affermare di non saperne niente.
Superfluo notare che un Vicepremier così in un Paese normale sarebbe costretto a dimettersi.
Ma L’Italia non è un Paese normale, gli Ominicchi, i Quaquaraquà, i Nani e le Ballerine che la affollano la rendono sempre più simile a Lilliput, la città figlia della penna di Jonathan Swift nella quale una persona normale può apparire come un gigante.
Forte con i deboli, accondiscendente e tremebondo con i forti. Non è un cuor di leone – Matteo Salvini – nonostante faccia del suo meglio per apparire tale.
La conferma ieri alle cinque della sera nell’Aula di Palazzo Madama. Ha dato forfait, il Signor Ministro, temendo di essere infilzato nell’Arena Parlamentare. Come via di fuga ha scelto una riunione col Comitato per l’Ordine e la Sicurezza convocata ad hoc per le 16.30 al Viminale…
Il refrain ormai è noto e consunto. Quando è messo alle strette il Cuor di Leone Leghista dice sempre di non aver tempo, di avere molte cose da fare, di “essere pagato dagli italiani per lavorare”. Di fronte a questo Stakanovista torna alla mente – chissà perché – il celebre pernacchio di Eduardo…
Il tutto mentre i Cinquestelle vengono inghiottiti dal buco nero del vuoto e dell’incapacità Politica. E scompaiono. Per Luigi Di Maio è tempo di requiem…