Ritorna dopo due anni Sacro Sud, il festival diretto da Enzo Avitabile in programma a Napoli dal 19 dicembre al 6 gennaio 2023. Un evento ispirato dalle tradizioni e dalle musiche popolari, sacre e devozionali del Mediterraneo, che andrà in scena in tre chiese del città: la Basilica di San Domenico Maggiore, la Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia e la Chiesa dei Santi Alfonso M. de’ Liguori e Gerardo. Promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto Napoli Città della Musica e organizzata da Black Tarantella, la terza edizione di “Sacro Sud” presenta cinque concerti ad ingresso gratuito con grandi artisti italiani e internazionali.
Ad inaugurare la nuova edizione di “Sacro Sud”, lunedì 19 dicembre alle 20.30 nella Basilica di San Domenico Maggiore, sarà Angelo Branduardi. Il cantautore, violinista e compositore presenta “Camminando Camminando” in duo con Fabio Valdemarin, pianista di formazione classica e polistrumentista con tendenza alle divagazioni pop e jazz. Insieme proporranno un concerto acustico con una scaletta di brani famosi e meno conosciuti di Branduardi, otre a composizioni tratte da “Futuro Antico”, lavoro che indaga le musiche medievali nell’ambito sia del sacro sia del profano.
Tra gli ospiti attesi al festival, oltre a Enzo Avitabile protagonista di due diversi progetti musicali, il primo con Peppe Servillo (3 gennaio), ci saranno il pianista spagnolo Dorantes insieme al contrabbassista francese Renaud Garcia-Fons (21 dicembre), la cantante mongola Urna Chahar Tugchi con il musicista e regista Luigi Cinque e il polistrumentista Stefano Saletti (27 dicembre). In programma anche la mostra itinerante di Assunta Saulle, “Diari Metropolitani” a cura di Luca Palermo, allestita nelle stazioni della metropolitana di Napoli fino al 31 dicembre.
«Il ricco patrimonio precristiano delle culture popolari del “mare nostrum” è quasi una preistoria del nostro rapporto tra finito e infinito, possibile e impossibile» dichiara il direttore artistico Enzo Avitabile. «Nel tumulto urbano dei nostri giorni, questo festival di musiche popolari e devozionali, di preghiere laiche e canti randagi, vuole essere un raduno spontaneo dedicato all’amore per le differenze. Un dialogo della pace e della tolleranza vissuto e sentito attraverso la musica e l’arte».