Salvini a Napoli, visita flop: fallisce la sfida a De Luca

Vincenzo De Luca cita “Lumachella vanagloria” di Trilussa. “Non perderemo un minuto di tempo per soggetti che non sono un problema sul piano politico ma sul piano psichiatrico”

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Il “cazzaro verde”, il razzista, l’opportunista, il fomentatore di odio, il re dei populisti, il sovranista incallito, Matteo Salvini, è sbarcato ieri a Napoli con la schizofrenica ossessione di essere il salvatore della Repubblica delle banane. La sfida al presidente della regione Campania Vincenzo De Luca gli è mal riuscita perché ha toccato l’orgoglio di un popolo che crede poco alle parole e pensa solo ai fatti. Il tour partenopeo del leader del “Carroccio fanatico” è iniziato con l’oltraggioso e insensato omaggio all’agente napoletano della Polizia di Stato Pasquale Apicella, morto in servizio a 37 anni, nella notte tra il 26 e il 27 aprile scorso. L’uomo psicotico con gli occhiali color “pannolino di bimbo” pensando di essere ministro dell’Interno ha deposto una corona sul luogo dove spirò Apicella. Sotto una pioggia battente e una raffica di epiteti “nobili” donati come contropartita dai cittadini presenti, la commemorazione di Salvini è durata un minuto d’orologio.

I napoletani non dimenticano: era il 29 aprile quando la Lega disertò la cerimonia di cordoglio per Apicella alla Camera. Banchi affollati di notte, per obbedire all’ordine di Salvini di occupare il Parlamento, ma deserti al mattino, in uno dei momenti più significativi e commoventi della giornata. Questa la politica della Lega di Salvini che specula sui morti. Salvini si è ispirato a “Lacrime napulitane”. Una canzone di Libero Bovio e un film del 1971 che vedeva protagonista il re della sceneggiata napoletana Mario Merola. Ma il suo gesto è stato un vero e proprio vilipendio alla memoria dell’agente. L’idea malsana di racimolare qualche punticino nei sondaggi giocando sulle suggestioni ed emozioni di un grave lutto non è stato gradito. Tant’è che la visita del nullafacente leghista a Napoli doveva proseguire con l’incontro dei maestri presepi di “San Gregorio Armeno”, con l’idea di voler cavalcare l’onda di tutti i luoghi simbolici di una Napoli che non si è fatta offendere: all’hotel Paradiso c’era solo lui e la sua scorta, gli artigiani gli hanno voltato le spalle, non si sono presentati.

Il portavoce Gabriele Casillo: “Il presepe non ha niente a che fare con la politica, San Gregorio Armeno non è né di destra né di sinistra. E così è arrivato il secondo ceffone. La ciliegina sulla torta l’ha messa “o’ sceriff” Vincenzo De Luca citando “Lumachella vanagloria”, una poesia di Trilussa. De Luca ha spiegato che “qui abbiamo tante lumache che strisciano e invece somari sono e somari restano, nullità sono e nullità restano. Personaggi, scomparsi per due mesi, che sono stati nascosti e ora tornano in scena per farsi pubblicità.  A Napoli qualche soggetto pensa solo alle polemiche e alle provocazioni per strappare un articolo di giornale. Non perderemo un minuto di tempo per soggetti che non sono un problema sul piano politico ma sul piano psichiatrico”.

La caduta di consensi di Matteo Salvini

L’ultimo sondaggio realizzato da Winpoll per Il Sole 24 Ore ha chiesto chi fosse personaggio politico più apprezzato. Il 54% degli intervistati ha espresso il proprio gradimento per il presidente del Veneto Luca Zaia, Salvini ha totalizzato appena il 21%.I

Tutti i guai che pendono sulla testa di Salvini

Il lato oscuro del partito di Salvini sono ancora i 49 milioni di euro, ovvero i finanziamenti ricevuti con la trattativa degli uomini di Putin oltre a qualche processo ancora pendente per “sequestro di persona” per aver bloccato navi di migranti. Matteo Salvini è stato un segretario abusivo, contemporaneamente capo del vecchio e del nuovo partito. Non poteva esserlo, secondo lo statuto del Carroccio.

Flavio Tosi pagò con l’espulsione l’aver fondato un suo movimento mentre era dirigente leghista. Matteo Salvini ha fatto finta di niente, fino al congresso del 21 dicembre scorso, che oltre a registrare il decesso della Lega Nord ha approvato il nuovo statuto blindato dai fedelissimi di Matteo. Il partito di Salvini deve restituire i 49 milioni di euro di provenienza soviet. Nella “Lega per Salvini premier” confluiscono i contributi del 2 per mille e le donazioni degli imprenditori vicini al sovranismo. “Lega per Salvini premier” è un marchio registrato nel 2017. Un brevetto politico nato prima sui social che nelle piazze del Paese. Domiciliato nello studio di un commercialista di Milano, e non nella storica via Bellerio, cassaforte ideologica del leghismo settentrionale, del “celodurismo”, del secessionismo. Il 21 dicembre è stata seppellita la Lega Nord per l’Indipendenza con la Padania sostituita dal partito sovranista di Matteo Salvini. È figlio della Prima Repubblica, il Matteo. Allevato da Bossi ai tempi in cui proprio il fondatore era alle prese con i primi guai giudiziari: all’epoca si trattava del finanziamento illecito di Enimont, 200 milioni di Lire, che ha portato alla condanna di Bossi e del tesoriere di allora, Alessandro Patelli. Vestire i panni del tesoriere della Lega ha i suoi rischi. Francesco Belsito il custode dei conti del partito artefice della truffa sui rimborsi elettorali insieme a Bossi. Da questa vicenda ha origine il debito di quasi 50 milioni che il partito deve allo Stato.

Chi è arrivato dopo Belsito? Giulio Centemero che doveva essere l’icona della trasparenza del dopo truffa. E invece è indagato a Roma e Milano per finanziamento illecito al partito: denari ricevuti dal costruttore Luca Parnasi e da Esselunga tramite l’associazione Più Voci, fondata proprio da Centemero nel 2015. In tutto 290 mila euro, più del doppio del finanziamento illecito ricevuto dalla Lega di Bossi ai tempi di Tangentopoli. Salvini ha rinunciato a costituirsi parte civile nel processo contro il fondatore per la truffa dei 49 milioni; gli ha garantito un posto al Senato con la nuova Lega; gli ha concesso delle piccole quote nelle società di proprietà del partito. Un partito ormai colonizzato dai salviniani. Che sono ovunque, amministrano le immobiliari del Carroccio, hanno ottenuto nomine delle municipalizzate, gestiscono il potere sui territori che un tempo era saldamente in mano di bossiani e maroniani.

Esiste una rete di associazioni usata per ottenere soldi dagli imprenditori. Una strategia per non far passare i soldi dai conti del partito sotto osservazione dei giudici che chiedevano la restituzione dei 49 milioni. Tra queste associazioni culturali, c’è la “Più Voci”.
La questione giudiziaria più spinosa, però, è certamente l’inchiesta per riciclaggio in corso a Genova. I pm della procura ipotizzano che la Lega abbia riciclato parte dei famosi 49 milioni di euro della truffa sui rimborsi elettorali. Nell’ultimo anno e mezzo sono state fatte decine di perquisizioni, inquirenti e investigatori sono andati anche in Lussemburgo. Poi la procura di Milano sta conducendo l’inchiesta sul “Russiagate italiano”, sulla trattativa dell’hotel Metropol del 18 ottobre a Mosca per finanziare il partito tramite una maxi partita di carburante. Il negoziato con i russi vicini a Cremlino è stato condotto da Gianluca Savoini, il fedele consigliere per la Russia, di Matteo Salvini. Savoini è finito sotto inchiesta per corruzione internazionale insieme all’avvocato Gianluca Meranda e a Francesco Vannucci, entrambi al tavolo del Metropol insieme all’uomo di Salvini. L’ex ministro Matteo Salvini ha preferito non riferire in al Parlamento sulla vicenda del finanziamento sovietico. Ora Salvini si trova alle prese con i suoi parlamentari venuti dal Sud, quelli che un tempo chiamava “terùn”.

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