Il commissario in Calabria “Saccheggio sistematico delle casse pubbliche”
Calabria, la Sanità è sull’orlo del baratro. La Ragioneria stima che il disavanzo è cresciuto di 70 milioni in un solo anno. Pronto un decreto della ministra Grillo per l’obbligo di gestione straordinaria per gli enti in dissesto o con gravi irregolarità. Il governatore Oliverio: “Testo illegittimo e incostituzionale”. Cotticelli: “Il gettito fiscale regionale non basta a coprire le perdite ma secondo il governo i cittadini che già pagano le aliquote Irap e Irpef più care d’Italia dovranno subire un prelievo ancora più alto”. La sanità calabrese è in coma profondo. Sottoposta a piano di rientro da ormai dieci anni (e commissariata da nove), ultima nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, non riesce a uscire dal tunnel. “La Ragioneria dello Stato ha stimato un disavanzo di 168,9 milioni di euro”, riferisce il neo commissario ad acta Saverio Cotticelli che ieri ha partecipato al tavolo di monitoraggio del piano di risanamento al ministero dell’Economia.
Anche se la cifra non è ancora stata messa a verbale dal dicastero, quello che emerge è che il passivo della Calabria invece di calare è cresciuto di settanta milioni rispetto al 2016. “È un disastro – commenta lapidario il commissario – Essendo il gettito fiscale dei calabresi sotto i cento milioni, insufficiente quindi a coprire le perdite, il governo ha deciso che i cittadini, che già pagano le aliquote Irap e Irpef più care d’Italia, dovranno subire un prelievo ancora più alto”. Non solo: “Ci sarà anche un blocco del turnover fino al 31 dicembre 2020 e una sospensione delle spese non essenziali”. Tutte le aziende sanitarie provinciali, eccetto due (quella di Cosenza e quella di ViboValentia), hanno i conti in rosso. Anche se è difficile dare dei numeri certi. “Pensi che l’Asp di Reggio Calabria non ha un bilancio dal 2012. Di tutte le altre abbiamo calcoli approssimativi, inaffidabili, dobbiamo mettere ordine”. Quella che ha fatto peggio è l’Asp di Catanzaro, che ha registrato uscite superiori alle entrate di circa 40 milioni. “C’è stato un saccheggio sistematico delle casse pubbliche. Ma non voglio – conclude Cotticelli – che i calabresi paghino due volte. Per questo chiederò al governo una deroga a questi provvedimenti”.
Il ministro della Salute Giulia Grillo ha fatto sapere di essere già al lavoro per trovare una soluzione: “Non posso più permettere che, a causa dell’insana gestione delle aziende del Servizio sanitario calabrese, dipendente in via esclusiva dalle scelte del governo regionale in carica che ha effettuato le nomine dei vertici sanitari in tutti questi anni, i cittadini subiscano ulteriori carenze di personale nelle strutture sanitarie pubbliche”. Dopo lo scioglimento dell’Asp di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta (il secondo dopo quello del 2008),Grillo ha steso la bozza di un decreto per rianimare questa sanità a un passo dal baratro. Il testo, ha anticipato, prevede “un obbligo di gestione straordinaria per gli enti in dissesto finanziario o con gravi irregolarità nella gestione contabile”. E, se necessario, “la rimozione di quei direttori generali, sanitari e amministrativi che non hanno adeguatamente adempiuto e magari sono stati promossi se non premiatinegli ultimi anni”. Ma ci vorrà ancora del tempo prima che il provvedimento, molto contestato dal presidente della Regione Mario Oliverio, arrivi in Parlamento. Il governatore in una nota definisce il decreto “illegittimo e incostituzionale” perché, sostiene, è finalizzato ad “accaparrarsi anche le gestioni” delle aziende sanitarie. Aggiungendo che la colpa di questo disastro è “di tutti i governi nazionali”. Che “i calabresi non possono pagare il fallimento delle gestioni commissariali”. E che dal governo gialloverde “i calabresi si aspettavano un’inversione di rotta, un cambiamento. Invece al peggio non c’è mai fine”.