Non c’è più alcun dubbio, l’Immarcescibile di Arcore è sempre più come la gallina dalle uova d’oro per Niccolò Ghedini e per il team di avvocati coordinato dallo Stipendiato Togato del Parlamento, oggi pagato per non far nulla e ieri Demiurgo delle Leggi ad personam pro Silvio.
Ora l’Uomo di Arcore è accusato di aver comprato un’altra sentenza. Questa volta il Pelo non c’entra, è una pura questione di soldi e riguarda i movimenti attorno a Mediolanum, la banca dell’amico Ennio Doris.
Silvio Berlusconi è indagato dalla procura di Roma per corruzione in atti giudiziari in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato che il 3 marzo 2016 annullò l’obbligo per lui di cedere la quota eccedente il 9,99 per cento detenuto in Banca Mediolanum stabilito. L’inchiesta è quella relativa alle presunte sentenze pilotate al Consiglio di Stato.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i pm Stefano Rocco Fava e Fabrizio Tucci sospettano che quella sentenza su Mediolanum sia stata aggiustata. Prima di Berlusconi erano stati iscritti sul registro degli indagati tre nomi, quello del giudice relatore del provvedimento, di un avvocato e di un ex funzionario di Palazzo Chigi a casa del quale un paio di anni fa, nel corso di una perquisizione, furono trovati circa 250mila euro in contanti più le copie di alcune sentenze del Consiglio di Stato, compresa la bozza del verdetto su Mediolanum.
L’ipotesi della procura di Roma è che alcuni giudici abbiano accettato la promessa di denaro per annullare la decisione del Tar che aveva imposto a Berlusconi di cedere le quote della banca, che valevano circa un miliardo di euro. Obbligo che il Consiglio di Stato fece venire meno nel marzo di 3 anni fa accogliendo il ricorso del Cavaliere contro i giudici amministrativi di primo grado.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Il profumo dei soldi e gli accattivanti effluvii che si diffondono da Arcore continuano a produrre avidi stordimenti e forti vertigini in intraprendenti signorine e in vecchi volponi con la toga. C’est la vie…