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“SOPRAVVISSUTE”, LA STORIA DELLA NAPOLETANA LUCIA IN ONDA SU RAI3

Lucia ha 21 anni, lavora in una pasticceria a Napoli e vive un inferno sentimentale con un uomo violento

La storia di Lucia, che a 21 anni lavora in una pasticceria a Napoli e ha tanti sogni nel cassetto come quello di incontrare il grande amore, sarà al centro del terzo appuntamento di Sopravvissute, il programma ideato e condotto da Matilde D’Errico, in onda stasera alle 24.10 su Rai3. Quando le presentano un amico, resta colpita da quell’uomo più grande. Lui la corteggia e lei si lascia affascinare, ma pian piano questa relazione la allontana dalla famiglia e dagli amici. Iniziano le violenze: calci, schiaffi, pugni. A scatenarle, un motivo banale come un ritardo o una discussione.
Dopo le scuse, Lucia perdona il compagno, pensa che sia stressato, che non succederà più. Lui le chiede di raggiungerlo in una città del Nord per iniziare una convivenza, lei è titubante. Finché scopre di aspettare un bambino. Raggiunge il compagno ma i rapporti diventano subito difficili; le liti sono frequenti, tanto da allertare i vicini, che sentono urla e pianti. Il 13 febbraio 2013 – secondo il racconto di Lucia – l’uomo la prende a pugni e calci nonostante la donna incinta al quarto mese. Lei scappa e torna a Napoli. Dopo un mese, durante l’ecografia morfologica, l’uomo si presenta in ospedale e aggredisce verbalmente i genitori di Lucia. A quel punto, finalmente, la donna lo denuncia, raccontando agli inquirenti le violenze subite. Sopravvissute, la trasmissione ideata e condotta da Matilde D’Errico (autrice anche di “Amore criminale”), incentrata su storie di donne che si sono sottratte da relazioni pericolose o malate e sono riuscite a salvarsi.

Le protagoniste sono quindi state vittime di stalking o di violenze fisiche e psicologiche. Ma c’è un denominatore comune che le unisce: tutte credevano di aver trovato l’uomo giusto e nessuna sospettava di trovarsi di fronte una persona egocentrica e disturbata. In conclusione di ogni puntata la D’Errico illustra un alfabeto della sopravvivenza, individuando per ogni storia le “parole chiave” che possono aiutare a capire la gravità del problema, sensibilizzando l’opinione pubblica. Un invito alle donne che stanno vivendo la stessa esperienza a ribellarsi e a ritrovare la libertà.

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