La norma approvata dalla Camera contro i reati nella Pubblica Amministrazione.
“Spazzacorrotti”, così semplicemente, è la legge che la Camera ha definitivamente approvato. La norma contiene le misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, le norme sulla prescrizione del reato e sulla trasparenza dei partiti e movimenti politici. Il provvedimento – ribattezzato dai 5 Stelle “spazzacorrotti” – approvato in prima lettura dalla Camera e modificato dal Senato, ha ottenuto 304 voti a favore, 106 contrari, mentre gli astenuti sono stati 19. Questa è una legge molto importante, il mio primo pensiero va ai giovani italiani e al loro futuro” ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, poco prima del voto in aula alla Camera per la definitiva approvazione del ddl anticorruzione. La prima novità è rappresentata dalle modalità individuate per tenere traccia delle donazioni ricevute dai partiti politici: nella prima versione del testo di legge era previsto che ogni donazione dovesse essere annotata in un registro “bollato”in ogni sua pagina da un notaio.
La maggioranza parlamentare ha optato però per una soluzione diversa. Dal testo approvato dalla Camera scompare l’obbligo della bollatura da parte del notaio e viene introdotto quello di rilasciare una ricevuta per ogni contributo incassato, di cui deve esserne conservata la relativa matrice. I partiti avrebbero inoltre l’obbligo di pubblicare sui propri siti web l’elenco di tutte le donazioni e i finanziamenti ricevuti e tenerlo online per un periodo di cinque anni. Restano invariati i limiti sulla rendicontazione dei finanziamenti ricevuti, con l’obbligo di pubblicare, entro trenta giorni dalla ricezione, tutti quelli superiori a 500 euro annui, l’unica soglia modificata è quella in cui scatta l’obbligo di dichiarazione congiunta per il soggetto che li eroga e il soggetto che li riceve, che passa ora da mille a tremila euro. Positiva, dal nostro punto di vista, la conferma del divieto di accettare contributi dagli enti e stati esteri. Sarà possibile, invece, accettare il sostegno economico da parte di aziende straniere. A una condizione però: che queste paghino le tasse in Italia. Le fondazioni politiche, il passaggio dal finanziamento pubblico a quello privato ha spinto i partiti alla creazione di fondazioni costituite ad hoc, semplicemente per raccogliere finanziamenti, aggirando di fatto, grazie al regime di trasparenza più blando ai quali sono assoggettati questi enti, le limitazioni e gli obblighi di trasparenza più stringenti previsti per i partiti.
Per porre un freno alla proliferazione di questi enti si era cercato di introdurre una disposizione che prevedeva la possibilità per i partiti di collegarsi in modo formale e quindi ricevere finanziamenti da una sola fondazione o associazione politica. Questa prescrizione però non è più presente nel testo approvato alla Camera. Qualche nostro consiglio è stato accolto soprattutto sulla parte relativa alla trasparenza delle candidature. Il testo nella sua originaria formulazione prevedeva l’obbligo per i partiti di pubblicare esclusivamente sui propri siti web il curriculum vitae e il certificato penale dei candidati. Fin da subito questa soluzione ci è apparsa poco incisiva, sia per le poche informazioni richieste, sia per la scelta di lasciare le modalità di pubblicazione alla libertà dei partiti. Chi conosce la nostra campagna Candidati trasparenti sa che insieme a oltre 50.000 cittadini avevamo chiesto (e continuiamo a chiedere) di rendere pubblici anche i processi in corso, i finanziamenti ricevuti in campagna elettorale, la situazione patrimoniale e i potenziali conflitti di interesse. La maggioranza ha deciso nella nuova formulazione di questo articolo di lasciare invariate le informazioni che i candidati devono rendere pubbliche; la novità invece è rappresentata dalle modalità di pubblicazione che non avverrà più sui siti dei partiti ma sul sito del Ministero dell’Interno nell’apposita sezione “Elezioni Trasparenti”.