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SPRECO ALIMENTARE IN ITALIA, LE FAMIGLIE GETTANO NEL CESTINO 15 MILIARDI DI EURO

È quanto emerge dai dati 2019 dell’Osservatorio Waste Watcher sugli sprechi alimentari domestici delle famiglie italiane

Lo spreco alimentare in Italia vale oltre 15 miliardi di euro, quasi l’1% del Pil (0,88%), e la maggior parte del cibo si getta nelle nostre case, dalle famiglie, con uno spreco domestico che sfiora i 12 miliardi di euro contro solo 1/5 dello spreco complessivo rappresentato dalla produzione/distribuzione. Per gli italiani però avviene il contrario: solo 1 su 5, infatti, ritiene che lo spreco domestico sia una questione centrale mentre la maggior parte attribuisce la responsabilità al commercio (45%) e ai sevizi pubblici (27%). È quanto emerge dai dati 2019 dell’Osservatorio Waste Watcher sugli sprechi alimentari domestici delle famiglie italiane di Last Minute Market/Swg, presentati stamattina nell’Iran room del Palazzo della Fao in occasione della sesta Giornata nazionale di prevenzione dello Spreco Alimentare istituita dal ministero dell’Ambiente con la campagna Spreco Zero e dall’università di Bologna-Distal attraverso il progetto “60 sei Zero”.

L’indagine è stata condotta dal 14 al 18 gennaio scorsi su un campione di 1.500 soggetti. Sono pane, verdura e frutta fresca a finire più spesso in pattumiera, assieme a legumi e bevande alcoliche, ma la tendenza è virtuosa: due italiani su tre dichiarano infatti di gettare cibo una volta al mese o più raramente, anche se per una fetta di italiani permane l’abitudine di gettare cibo ogni giorno o più volte alla settimana. Nella classifica degli sprechi degli italiani il cibo resta in testa, con una crescita del 14% negli ultimi cinque anni (dal 60% del 2014 al 74% del 2019), prima degli sprechi idrici (48%) ed energetico-elettrici (22%), con quote molto più alte rispetto agli sprechi di tempo e monetari, mentre in media in casa si gettano 2,4 kg di cibo al mese a famiglia (circa 28 euro mensili). Sono i supermercati i luoghi di spesa preferiti dagli italiani (72%) insieme a ipermercati e centri commerciali, con i piccoli negozi che si attestano terzi in classifica (18%) e l’e-commerce che comincia ad acquistare una fetta importante di mercato nell’alimentare (8%). Per ridurre lo spreco secondo il 65% del campione analizzato occorre controllare cosa serve davvero prima di fare la spesa, mentre il 61% ritiene che può aiutare congelare i cibi che non si possono consumare a breve.

Il 54% propone di fare attenzione alla quantità di cibo da cucinare e il 48% trova una buona soluzione l’utilizzo di avanzi e scarti per nuove ricette. Solo il 22% ritiene una buona abitudine regalare ai vicini il cibo cucinato in eccesso. Ma come risolvere il problema dello spreco? Per il 72% occorre puntare all’educazione alimentare, il 26% ritiene che occorre realizzare packaging di nuova generazione e il 20% che propone di adottare provvedimenti legislativi con incentivi e sanzioni. “Il dato che a nostro avviso è più interessante è che la sensibilità dei consumatori rispetto a questa tematica è in forte incremento in questi ultimi anni- dichiara a Dire il coordinatore della sesta Giornata nazionale di prevenzione dello Spreco Alimentare, Luca Falasconi– Per noi questo è un dato molto positivo perché mette in evidenza che le persone iniziano a capire che cosa sta succedendo nelle loro case. I dati ci dicono infatti che l’attore più importante in termini di quantità di spreco del prodotto lungo tutta la filiera sono proprio i consumatori finali. Siamo noi che sprechiamo circa 100 grammi di cibo ogni giorno e quindi è proprio lì che bisogna agire”.

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