Il brillante fisico austriaco Bruno Touschek, nato un secolo fa a Vienna, è ricordato per aver dato una significativa svolta alla ricerca nel campo degli acceleratori di particelle.
Di origini ebraiche per parte di madre, in seguito all’annessione dell’Austria alla Germania e all’introduzione delle leggi razziali, Touschek venne costretto a lasciare gli studi presso l’Università di Vienna; poco prima che terminasse la Seconda Guerra Mondiale, il fisico venne sparato da un soldato perchè -stremato dalla lunga marcia e dalle precarie condizioni di salute in cui versava- era caduto ai lati della strada, uscendo così di fatto dalla colonna dei deportati. Due colpi, uno a vuoto e uno di striscio, hanno permesso a questa mente brillante di sopravvivere agli orrorri nazisti e di dare il suo importante contributo alla ricerca scientifica. Negli anni Cinquanta tornò in Italia, dopo un primo soggiorno presso una zia il cui nome ha ispirato una delle sue scoperte più importanti, e cominciò la sua carriera universitaria all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per poi diventare professore aggregato a La Sapienza.
Sua la realizzazione del prototipo di acceleratore, da lui concepito, presso i Laboratori di Frascati dell’Infn ‘AdA’ – Anello di Accumulazione. L’idea rivoluzionaria realizzata per la prima volta da Touschek in AdA consisteva nel far circolare all’interno di uno stesso anello e in direzioni opposte due fasci di particelle, uno di materia e uno di antimateria, dalle cui collisioni poter produrre nuove particelle. Questa idea ha aperto la strada allo sviluppo dei successivi anelli di collisione ed è alla base del funzionamento di Lhc (Large Hadron Collider) del Cern, il più grande e potente collisore al mondo.
In Italia, grazie alla sua brillante personalità, Touschek contribuì al grande sviluppo dell’ambiente accademico e scientifico italiano, formando una nuova generazione di teorici – tra i suoi primi laureandi scienziati italiani del calibro di Nicola Cabibbo e Francesco Calogero – e consolidò quella che sarebbe divenuta una caratteristica dei Laboratori di Frascati: la simbiosi tra teoria, sperimentazione e costruzione di macchine acceleratrici. Secondo chi lo ha conosciuto, Touschek era una personalità del tutto fuori dagli schemi e, oltre a coltivare la sua passione per le motociclette, aveva un talento innato per il disegno, al quale si dedicava in continuazione, dando forma artistica a dubbi e intuizioni: molti dei suoi schizzi e disegni, custoditi da amici e colleghi saranno esposti domani in occasione del convegno presso l’Edificio di fisica Marconi, accanto all’aula Amaldi.