In quattro giorni di visita ufficiale nel Sol Levante di Donald Trump
Trump da ieri sera ha visitato in anteprima il nuovo imperatore giapponese. Pur di sedurre il suo burrascoso alleato, Shinzo Abe è arrivato addirittura a piegare i rituali sacri della casa regnante e il nuovo imperatore Naruhito deve ancora completare la sua ascesa al trono, la cerimonia ufficiale davanti agli ospiti internazionali sarà a novembre. È l’ennesimo benefit dell’accoglienza a sei stelle che il premier Abe ha preparato per il presidente americano e la first lady Melania. In quattro giorni di visita ufficiale nel Sol Levante, Trump ha potuto concedersi una partita a golf, sua grande passione, premiare con un’enorme coppa a lui intitolata un campione di sumo, sport simbolo della nazione, e incassare dall’esercito nipponico un maxi ordine di 105 caccia da combattimento F35. “Il primo ministro Abe me lo ha detto chiaramente: sei tu l’ospite d’onore”. Una smaccata concessione all’egocentrismo del tycoon, grazie a cui il premier giapponese spera di stabilizzare il loro complicatissimo rapporto. In teoria Trump dovrebbe essere il suo principale alleato, in pratica negli ultimi mesi lo ha più volte minacciato di “tariffare” il Giappone e ha sistematicamente ignorato la sua apprensione per i missili di Kim Jong-un.
Se questa accoglienza di lusso funzionerà, è ovviamente presto per dirlo. I toni sono stati amichevoli, ma distanze e (reciproche) diffidenze restano, in particolare sul commercio. Trump chiede al Giappone di riequilibrare il surplus commerciale con gli Stati Uniti: “Annunceremo delle cose, probabilmente ad agosto”, ha detto ieri, versione smentita da fonti del governo giapponese. Se aprirà il mercato delle importazioni agricole, come Trump gli chiede di fare, Abe rischia una rivolta dei produttori giapponesi: impossibile accetti prima del decisivo voto per la Camera Alta previsto a luglio. E una distanza ancora più grande c’è sulle auto, settore chiave in entrambi i Paesi: Washington chiede a Tokyo di aumentare la quota di importazioni, Tokyo di eliminare le tariffe sulla componentistica. Trump per ora ha sospeso i nuovi dazi, ma è solo una tregua. Un fronte dove invece i rapporti sembrano migliorati è la politica estera. Il Giappone resta il Paese più duro nei confronti della Corea del Nord, l’improvviso disgelo tra Kim e Trump lo aveva preso in contropiede. Ma ora che i negoziati sono in stallo, Abe ha ricevuto la benedizione americana per incontrare Kim Jong-un: proporsi come mediatore è la grande occasione per rientrare in un negoziato da cui di fatto era stato escluso.
Ieri Trump ha anche visto le famiglie dei cittadini giapponesi rapiti dal regime di Pyongyang tra gli anni ’70 e gli anni ‘80, della cui (quasi impossibile) liberazione Abe ha fatto una battaglia simbolica. Il presidente americano ha detto che “farà il possibile”. “Voglio rendere l’alleanza tra Stati Uniti e Giappone inamovibile in questa nuova era Reiwa”, ha detto Abe prima di incrociare le mazze da golf con l’ospite. Conoscendo Trump, neppure lui ci crede fino in fondo. Ma se ha investito così tanto in questa visita di Stato-show è anche per ragioni elettorali: la politica estera è il tema su cui la sua azione riscontra il maggiore consenso tra i cittadini giapponesi. Niente meglio di Trump, per allontanare l’attenzione dai problemi interni.