Se è vero che con Sgarbi abbiamo fatto l’amore?
Questo è quello che dice sempre lui. È uno dei pochi che lo dice. Tutti gli altri invece buttano il sasso e nascondono la mano. Se mi sono pentita? No, sono incontri fondamentali in un certo senso. La prima volta che ho incontrato uno Sgarbi era la sorella. Mi aveva proposto di fare un libro. Poi dopo ho conosciuto lui…”. Così Eva Robin’s, nome d’arte di Roberto Maurizio Coatti, icona di trasgressione negli anni ’80, a “I Lunatici”, su Rai Radio2. “Chi è Eva Robin’s oggi? Non è più quel cucciolo che cercava di farsi forza e che era in realtà lo scudo di Roberto. Oggi sono più matura, più schermata. Vivo un periodo piacevole. L’ambiguità?

È stata per me un’arma a doppio taglio. E poi non mi ritengo ambigua. Io ho sempre spiattellato tutto, anche oltre. La stampa è stata ambigua, quando scriveva che io ero un ermafrodito. Le uniche labbra che ho sono quelle della mia bocca”, “il periodo più brutto in assoluto è stato quello in cui ho fatto l’esperienza con Boncompagni. Lui era un grande, ma io non ero pronta per tutta quella esposizione. Uomo o donna, donna o uomo, la stampa scriveva sempre cose velenose, non riuscivo a dormire, l’ho vissuto malissimo. È stato il massimo periodo di esposizione artistica, ma il più brutto della mia carriera. Il programma naufragò, anche per mio volere, ma a quel punto è nata una nuova vita. Molestie?
Con grande rimpianto non ne ho mai subite”. Ricorda che la sua carriera “è nata grazie a Roberto Granata. Mi fotografò durante una vacanza in Sardegna, stampò le foto in formato grande e le portò nei salotti in cui era invitato. Erano mie foto in cui ero ritratta completamente nuda”. Eva Robin’s ha lavorato anche con Moana Pozzi durante il programma Matrioska con Antonio Ricci: “Ho avuto la fortuna di vederla nuda in studio. Lei passeggiava nuda e suonava una chitarra. Me la ricordo quando si spogliò in sartoria per la prova costume, in lei ho visto la femmina, una dea, una grande lavoratrice e una persona molto, molto educata”.