Con la mancata replica del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla lettera al “Corriere della Sera” del segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, con i dieci buoni motivi per richiedere gli aiuti del Mes, si delinea la posizione del premier che preferisce prendere tempo e rimandare la spinosa questione a settembre. Il tema, però, è tornato centrale nella maggioranza con un botta e risposta tra Pd che chiede un’accelerazione e il M5s che mantiene non poche riserve sull’opportunità di accedere al fondo salva-stati per aiutare l’economia italiana.
Nella notte, secondo alcune indiscrezioni, il capo politico del M5s Vito Crimi ha ribadito la contrarietà del M5s durante la riunione di governo, facendo sapere di non aver apprezzato come i partiti di maggioranza si stanno muovendo in questa fase cruciale per il Paese. Oggi, dal quotidiano “La Stampa”, ne parla anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che preferisce però dividere “il tema Mes dal tema sanità. Con Zingaretti condivido l’idea di un ammodernamento di un sistema sanitario che deve essere pubblico e accessibile a tutti. Ma sul Mes ripeto che non ho motivo di esprimermi”.”Il presidente del consiglio ritiene che sarà sufficiente il Recovery Fund – dice Di Maio- e io non dubito delle sue parole”.
I democratici, ieri, con il vicecapogruppo Pd alla Camera Michele Bordo, hanno accusato i 5 Stelle di essere “miopi e irresponsabilmente ideologici” nel loro no al Mes, mentre i grillini hanno rinfacciato al Pd di “spendere prima i soldi che i loro ministri hanno in portafoglio e che i loro presidenti di Regione hanno per la Sanità e non stanno spendendo”. La decisione, dunque, potrebbe slittare a settembre nella speranza in un ammorbidimento pentastellato. Le acque non sembrano calmarsi nemmeno sul fronte del decreto Semplificazioni che promette di rendere piu’ agile il rilancio dell’economia. La bozza circolata ieri ha alimentato nuove tensioni nella maggioranza poiché non soddisfa tutti gli alleati. Tra i 48 articoli, quelli che destano più perplessità riguardano la certificazione antimafia, le deroghe al codice degli appalti e una norma che introdurrebbe un condono edilizio per abusi considerati “lievi”. Su “La Stampa”, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, è perentorio: “Non amo commentare le bozze, ma la mia posizione non cambia. I condoni non sono ammissibili”.