Nessuno poteva aspettarsi che sarebbe stato un anniversario “in gabbia”, il settimo da Papa di Francesco.
Da sempre tra i fedeli, in prima linea nelle periferie, con le mani tra le ferite del mondo, così ora si sente Bergoglio in questi giorni di isolamento totale, facendo la sua parte nella guerra del Coronavirus.La difesa senza risparmio dei profughi, dei migranti, dei rifugiati. La lotta senza confini alla pedofilia nella Chiesa. La riforma del Clero e la rivoluzione nelle finanze vaticane. Il nuovo collegio cardinalizio che, con lui, porpora dopo porpora, si è ridisegnato, ha cambiato volto, si è decentrato. Ogni giorno, in questi sette anni, è stato intenso.
Questa sarà un’occasione per fermarsi a riflettere su tutto il lavoro fatto finora e su quello che ancora c’è da fare, su quale Chiesa lasciare al suo successore. Dall’altare della cappella di Santa Marta, durante la messa del mattino senza fedeli, non dimentica il dramma della Siria, ma ogni giorno i suoi pensieri vanno alla pandemia. Prega per ammalati, medici, infermieri. E anche per i governanti che “devono decidere e tante volte decidere su misure che non piacciono al popolo”: “Ma è per il nostro bene – ricorda -. E tante volte, l’autorità si sente sola.
Preghiamo per i nostri governanti che devono prendere la decisione su queste misure: che si sentano accompagnati dalla preghiera del popolo”. Il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ricorda ai Media vaticani l’elezione di Bergoglio, il 13 marzo 2013. Era uno dei sei vescovi creati cardinali nell’ultimo concistoro di Benedetto XVI il 24 novembre 2012. Tre mesi dopo ha fatto parte del Conclave che ha eletto Papa Francesco. Racconta la gioia tra i cardinali, quando Bergoglio ha ottenuto il numero di voti richiesti per essere eletto Papa. Gli applausi e “lodi a Dio, che ancora una volta ci assicurava che non avrebbe abbandonato la sua Chiesa”. Ma anche che lui sedeva con: “La mia esuberanza all’improvviso si è trasformata in pathos”.
Nella postura china del nuovo Papa ha percepito il “peso dell’obbedienza, l’inchinarsi alla misteriosa volontà di Dio”: “Mentre il 13 marzo 2013 ringraziavo Dio per il dono di Papa Francesco, ero emozionato vedendo il dono e la promessa che Dio avrebbe iniziato a condividere con la Chiesa e il mondo negli anni a venire”.