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#YOUKNOWME, ATTRICI IN ALABAMA LANCIANO CAMPAGNA PER IL DIRITTO ALL’ABORTO

L’iniziativa sull’aborto è dell’attrice di serie tv Busy Philipps, 39 anni

A poche ore dall’approvazione in Alabama delle legge che impone un divieto quasi totale per l’aborto – ad esempio anche nei casi di stupro e di incesto – negli Usa le donne hanno reagito cominciando a raccontare le proprie storie. Sui social network l’hashtag “YouKnowMe” ha raggiunto in poche ore decine di migliaia di condivisioni. A lanciarlo è stata una giovane attrice di serie tv, Busy Philipps, 39 anni, che aveva di recente raccontato durante il suo talkshow come a 15 anni fosse dovuta ricorrere a un’interruzione volontaria di gravidanza. Un racconto segnato dai singhiozzi e grande emozione che però non è rimasto testimonianza isolata.

Utilizzando una formula ormai di successo – quella del #MeToo che ha fatto esplodere le denunce di violenza sessuale in tutto il mondo – Philipps ha lanciato con un post su Instagram l’invito alle tante donne che hanno avuto la stessa esperienza a raccontarsi: una su quattro, in America. “In questo Paese è in corso un attacco alle donne. Io non sto zitta e non mi vergogno della mia scelta personale. Youknowme, mi conosci. So che condividere le nostre storie ci dà forza”.

In 24 ore il post ha già ottenuto oltre 135mila like, mentre su Twitter partiva la campagna: “In molti pensano di non conoscere nessuna donna che abbia avuto questa esperienza, ma tu mi conosci. E allora facciamolo: se sei quell’una su quattro, raccontalo e facciamola finita con la vergogna”. L’hashtag è diventato immediatamente virale, accompagnando le storie di decine di migliaia di donne di ogni età che raccontano di violenze, di gravidanze in età infantile, ma anche di scelte dolorose legate a povertà, a condizioni sanitarie rischiose. E insieme a loro sono usciti allo scoperto molti uomini che sono stati al fianco di donne nella scelta forse più dolorosa. Un’intera casistica medica e sociale, ben nota nella teoria a chi segue il tema dell’aborto, ma difficilmente raccontata in questo modo dalla viva voce delle donne. Un catalogo del dolore ancora una volta squadernato in pubblico, come avvenne per le violenze del #MeToo, con tutti i rischi che questo comporta. Come nota un’utente su Twitter: “Mi fa male che, ogni volta che accade qualcosa di orribile, le donne siano costrette a mettere in pubblico i propri traumi in modo che possano essere viste come persone.

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